Musica e poesia per la Grande Guerra

Pubblicata il 18/10/2016

 
Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Comuni di Pieve di Soligo  -  Follina  -  Cison di Valmarino

M U S I C A  E  P O E S I A  P E R  L A  G R A N D E  G U E R R A
Follina, Abbazia di Santa Maria, 22 e 29 ottobre 2016 ore 20.45

GIUSEPPE UNGARETTI, da Il Porto Sepolto, 1916  ANDREA ZANZOTTO, da Il Galateo in Bosco, 1978
Musiche di
MIRCO DE STEFANI
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Sabato 22 ottobre ore 20.45
Quartetti Ungarettiani

da dieci poesie de Il Porto Sepolto - Prima esecuzione assoluta
Massimo Rinaldi, voce - Michele Lot  Marina Sarni, violini - Mario Paladin, viola - Walter Vestidello, violoncello
 
Sabato 29 ottobre ore 20.45
Il Galateo in Bosco

rappresentazione musicale per voce recitante, soprano e complesso da camera
Daniela Zorzini, voce recitante - Cristina Mantese, soprano - Renato Grandin, chitarra - Sonia Galozzi, corno inglese - Piero Bertelli  Gianni Casagrande, percussioni - Stefano Pagliari  Vicenzino Bonato, violini - Luca Volpato  Marcella Campagnaro, viole - Marco Dalsass  Annamaria Moro, violoncelli 
Mirco De Stefani, direttore

  
Nelle serate del 22 e 29 ottobre 2016 si svolgono, presso l’Abbazia di Follina, due Concerti di musica e poesia dedicati al centenario della Grande Guerra e promossi dalle Amministrazioni Comunali di Pieve di Soligo, Follina e Cison di Valmarino. Non si tratta di un avvenimento apologetico o celebrativo della Vittoria, né tantomeno di condanna di quella che fu definita “inutile strage”. Attraverso le parole di due tra i più grandi e amati poeti italiani del novecento, Giuseppe Ungaretti e Andrea Zanzotto, la musica di Mirco De Stefani condurrà l’ascoltatore dentro l’animo di chi visse in prima persona la straziante esperienza della trincea e di chi, sessant’anni dopo la fine degli avvenimenti bellici, interpretò poeticamente il significato di quei tragici eventi, all’interno di un più vasto affresco storico e antropologico. L’Abbazia cistercense di Follina, secolare luogo di spiritualità e di feconde attività umane, vittima anch’essa delle devastazioni della Grande Guerra ma fortunatamente sopravvissuta, si appresta ad accogliere nella sacralità delle antiche navate, le voci e i suoni di un passato che non vuole dimenticare, per riaffermare la centralità della propria presenza spirituale, culturale e artistica nell’intero territorio.

Tra il dicembre 1915 e l’ottobre 1916, Giuseppe Ungaretti, soldato semplice del 19° Reggimento di Fanteria d’istanza sul fronte del Carso, scrisse e conservò nel proprio tascapane le trentatré poesie che pubblicò, grazie all’interessamento del tenente Ettore Serra, presso una tipografia di Udine, nel dicembre 1916. Questa raccolta, Il Porto Sepolto, caratterizzata dall’essenzialità di un linguaggio scolpito nella roccia, segnerà un punto miliare nella storia della poesia italiana. A distanza di un secolo, ricordiamo quest’anno l’anniversario della pubblicazione dell’opera più celebre di Ungaretti come chiave di lettura dell’esperienza tremenda dell’uomo, solo di fronte alla morte. Da dieci delle poesie del Porto Sepolto, Mirco De Stefani ha composto i Quartetti Ungarettiani per archi, che saranno presentati, in prima esecuzione assoluta, nella serata del 22 ottobre, preceduti dalla lettura dei versi.

La serata del 29 ottobre è dedicata a Il Galateo in Bosco, rappresentazione musicale per voce recitante, soprano e complesso da camera, che De Stefani ha tratto dall’omonima raccolta di Andrea Zanzotto, pubblicata da Mondadori nel 1978. L’opera, composta nel 1988, è stata presentata per la prima volta al Teatro Comunale di Treviso il 23 febbraio 1990 nel corso del Convegno Andrea Zanzotto e la poesia italiana del Novecento, promosso dall’Amministrazione Provinciale con il patrocinio del Comune di Treviso. Nel 1994 è stato realizzato un CD per l’etichetta Rivoalto, diretto all’autore, e presentato in concerto presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. La raccolta del poeta pievigino, caratterizzata da un linguaggio pluristratificato, polisemico, rizomatico, ha come centro geografico e antropologico il Bosco del Montello, dove, nell’antica Certosa, ora del tutto scomparsa, e nell’Abbazia di Sant’Eustachio, Monsignor Giovanni della Casa, a metà del ‘500, iniziò a comporre il celebre Galateo. Quei luoghi di studi umanistici, di spiritualità e di accurata organizzazione produttiva – dal Bosco del Montello infatti la Repubblica di Venezia traeva il legname per le navi dell’Arsenale – furono definitivamente sconquassati dalle battaglie finali della Grande Guerra, nel giugno 1918. Più nulla resta dell’antico immenso querceto, solo pochi ruderi dell’Abbazia sono ancora visibili nei pressi dell’Ossario di Nervesa che accoglie i resti di oltre novemila caduti. Regole e distruzioni, ordine e caos, stragi umane e vegetali, pace e guerra si sono incontrati nella storia di quei luoghi e ancor oggi ci interrogano e ci ammoniscono.

Inizio della Grande Guerra (con Ungaretti) e battaglie finali (con Zanzotto), Monte San Michele e Bosco del Montello, Gorizia e Treviso, l’Isonzo e il Piave:  nomi e luoghi che si parlano, uniti nel silenzio e nella luce soffusa dell’Abbazia  di Follina attraverso la poesia e la musica, facendoci sentire la contemporaneità del passato, la sua voce che ancora raggiunge il presente e ravviva il ricordo di ciò che fu storia d’Europa. Storia dalla quale non dobbiamo stancarci di ricavare, specie in questi tempi tormentati, i necessari insegnamenti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

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